Leggo lo scambio di lettere tra Annalena Benini e Chiara Gamberale come se fossi seduto in un bar ad ascoltare un discorso tra due sconosciuti. Le due scrittrici raccontano un viaggio, un’esperienza che ha cambiato la loro vita.
«Nessun libro che parla d’un libro dice di più del libro in questione», la frase di Calvino è perfetta per spiegare il contesto del discorso: nessuno può parlare della maternità meglio di una madre. Leggo di Chiara, neomamma, a cui riaffiorano i ricordi di quando scoprì di essere incinta, che chiede consigli ad Annalena, madre più esperta. Insieme rivivono le tappe del loro viaggio e le paure, a volte diverse a volte uguali, provate: come la prima paura che si prova nel momento in cui si scopre di essere incinte e la gioia subito successiva, seguita immediatamente di nuovo dal timore di questa notizia, in una spirale emotiva che sembra non finire mai. Entrambe si mettono a nudo, esattamente come farebbero due amiche intime al bar, parlano di come le prime notte si alzavano per controllare il respiro dei figli, di come si inizia a scandire il tempo in maniera diversa – si contano le ore tra una poppata e l’altra – di come, adesso, sulle proprie spalle vestono, quasi naturalmente e inconsciamente, un armatura, una corazza contro un mondo sempre più distaccato. L’amore sembra trovarsi solamente nelle mani, negli occhi e nel calore dei figli, ogni momento lontano da loro è vissuto come una tortura insopportabile, si sperimenta la nuova paura “dell’abbandono”: “e se mio figlio pensa che l’ho abbandonato?”. Ma dietro una madre c’è una donna. Chiara e Annalena sono due donne, sono due scrittrici, sono due persone che a un certo punto della loro vita perdono la conoscenza di sé stesse. Quando una donna diventa madre cambia. Non è soltanto una cambiamento fisico, è una nuova presa di coscienza, inizialmente inconsapevole, del proprio essere: si rilegge in un modo nuovo un libro già letto, si rivede da una nuova prospettiva un film che si era già visto, si correggono le amicizie e le proprie madri adesso vengono rivalutate. Si scopre che essere figli era più facile, le paure aumentano e le certezze passate vengono travolte da nuove angosce. Ma l’amore per il proprio figlio è la scoperta più potente che una donna fa in tutta la sua vita, nessuno avrebbe mai potuto pensare di poter provare un amore così grande, e così doloroso e spaventato, per qualcuno.
Mi accorgo che questo viaggio assomiglia alla scalata di una montagna, e noto che non si arriva mai a un punto dove la pendenza sembra essere più dolce, anzi più si sale e più il percorso diventa difficile, e nonostante tutto le due scalatrici riescono a godersi il panorama e a trovare la forza per continuare questo viaggio. Lentamente sperimento quell’esperienza tipicamente femminile di fare più cose contemporaneamente. Leggo, mi immedesimo e cerco di immaginare cosa possa provare una donna davanti a queste pagine: comprensione. Qualsiasi madre che legge si ritrova nelle parole di Chiara e Annalena, non importa se è madre da molti anni o da pochi mesi, non importa se la gravidanza sia stata una sorpresa della vita o un qualcosa di programmato, una madre che legge queste lettere si risente nelle loro parole e allo stesso tempo le abbraccia come se fossero sue. Conosce cosa significa dividersi tra l’essere donna e l’essere madre, sa che una donna non deve identificarsi solamente come genitrice, e non può annullarsi per questa nuova gigantesca paura che è il giudizio del proprio figlio, sia Chiara che Annalena si domandano: “mio figlio ha fiducia in me?”. Nessuna donna nasce madre, l’essere madre è una scelta, una volta compiuta questa scelta una donna diventa adulta ma non per questo diventa più donna, donare la vita deve essere sempre un atto di altruismo mai di egoismo.
Finita la lettura ripenso a Calvino – «Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane» – allora l’occhio cade spontaneamente sulla data dell’ultima lettera, firmata da Annalena: 7 giugno, il giorno del mio compleanno, il giorno in cui mia madre è diventata adulta. Mi verrebbe da dire che ci fidiamo dei genitori solo quando diventiamo genitori anche noi, “adesso sono ancora giovane e forse un giorno sarò adulto ma tu, mamma, non avere paura”.
Reading “Cara Annalena, carissima Chiara”
con Annalena Benini e Chiara Gamberale
Nato su le pagine de Il Foglio, e accolto subito da un grande seguito, il loro scambio oggi diventa un reading.
Domenica 23 settembre alle ore 15.30
Terrazza della Biblioteca delle Oblate
Via dell’ Oriuolo, 26
PARTECIPAZIONE GRATUITA
La scuola di Linguaggi Fenysia
si trova a Firenze in via de’Pucci, 4