In occasione del festival “l’Eredità delle donne” è stata celebrata la figura di Natalia Goncharova, fondamentale pittrice dell’arte novecentesca in esposizione a Palazzo Strozzi dal 28 settembre al 12 gennaio del 2020, attraverso una visita guidata dalla curatrice e storica dell’arte fiorentina Ludovica Sebregondi.
Attraverso le influenze di Gauguin, Matisse e Picasso la visita è stata l’occasione per ripercorrere non solo la vita di Goncharova ma anche quella di uno straordinario periodo della storia dell’arte, ovvero il primo Novecento. E’ in questo contesto che si muove una personalità decisa e anticonformista come quella della pittrice russa, una delle prime donne ad affermarsi nel panorama artistico internazionale sfidando anche la morale dell’epoca. Fu infatti la prima donna in Russia ad esporre pubblicamente nudi femminili e ciò le valse diverse accuse per oltraggio alla morale pubblica e pornografia.
Nonostante ciò, come fatto notare dalla curatrice, essa riuscì ad imporsi all’interno del mondo dell’arte grazie alla propria capacità di aderire alle tendenze artistiche interpretandole in maniera personale; in particolare la Goncharova riuscì a rappresentare il mondo rurale in cui era cresciuta (suo padre era un proprietario terriero appartenente alla piccola nobiltà) attraverso la conoscenza dell’arte di Gauguin. La Russia del Sud in questo mondo diventò la sua personale Tahiti e i contadini i soggetti preferiti da raffigurare nelle proprie opere: quest’ultimi infatti vennero rappresentati nelle situazioni più varie, perfino in quelle di svago come i momenti di riposo e le danze, in modo tale da fare emergere gli aspetti più tradizionali e folclorici dell’universo rurale russo. Fin dall’inizio infatti la Goncharova e il compagno Michail Larionov aderirono al neoprimitivismo che in Russia, diversamente dalla Francia, si ispirò alla tradizione della propria terra e all’attività rurale piuttosto che all’esplorazione di mondi lontani.
Il percorso della visita si evolve poi fino a mettere in mostra altre tematiche ed altri aspetti della personalità artistica della Goncharova, come ad esempio il suo rapporto con il progresso tecnologico ed industriale vissuto all’inizio del Novecento: in tal senso essa riprese un argomento molto caro ai futuristi dandogli un’interpretazione diversa. Se per i futuristi infatti lo sviluppo industriale e tecnologico risultavano essere elementi capaci di esaltare il progresso umano, l’artista russa mostrava una certa diffidenza nei loro confronti, come fece notare nell’opera “Un’aeroplano su un treno”, in cui l’oggetto del dipinto sembra che esca dai propri confini invadendo lo spazio dello spettatore.
Essa si interessò quindi a temi simili a quelli affrontati dal futurismo, di cui apprezzava la volontà di scandalizzare ma di cui contestò l’esaltazione della guerra e del maschilismo che impediva alle donne di fare parte del movimento medesimo. In tal senso arrivò a scontrarsi addirittura con Marinetti quando quest’ultimo si recò nel 1914 in visita in Russia dopo avere peraltro dichiarato che era stato lui, e in generale il futurismo italiano, ad influenzare una parte degli artisti russi. In realtà questi stessi, pur essendo attratti da tematiche come la velocità e il progresso tecnologico, li trattavano perlopiù in maniera critica mostrando la loro tendenza ad esaltare un passato rurale ed in un certo senso “primitivo”.
Furono molteplici tuttavia i contenuti affrontati durante la carriera artistica della Goncharova, alcuni dei quali, come ad esempio i quadri raffiguranti atleti o scene di sport, furono considerati non adatti o troppo trasgressivi per una donna dell’epoca.
In definitiva la mostra dedicata all’artista russa riesce ad offrire una panoramica completa di una pittrice poliedrica e talentuosa, forse poco conosciuta dal grande pubblico, nonché di una donna fortemente determinata nell’affrontare gli stereotipi e la morale del suo tempo; una donna che ebbe probabilmente come principale qualità la capacità di attingere da più correnti artistiche del periodo rielaborandole in maniera originale e personale.
La scuola di Linguaggi Fenysia
si trova a Firenze in via de’ Pucci, 4