Gender Gap: cambiare la mentalità per cambiare la società

di Francesca Desidera per Fenysia Live

“Il giorno in cui non sarà più una notizia il fatto che sia una donna a dirigere un giornale potremmo dire che quel soffitto di cristallo è crollato”. È  Agnese Pini, la prima direttrice donna del quotidiano “La Nazione”, ad aprire all’Eredità delle Donne il talk “Gender Gap e soffitti di cristallo” moderato da Gad Lerner e presenziato da cinque donne che sono riuscite a raggiungere una posizione d’eccellenza ognuna nel proprio ambito.

L’Italia è al diciassettesimo posto tra i paesi dell’Unione Europea nella classifica del Gender Gap, dietro di noi solo Grecia, Malta e Cipro. Nel nostro Paese le donne sono circa un milione e mezzo in più rispetto agli uomini ma ci sono 3,7 milioni di lavoratrici in meno rispetto ai lavoratori.” In che modo voi siete riuscite ad essere delle eccezioni?” E’ questa è la domanda con cui Gad Lerner apre la discussione.

Elsa Fornero,  economista e ex Ministro del lavoro e delle politiche sociali, ricorda che l’Italia è in una posizione arretrata su molti fronti e quindi la condizione delle donne è solo uno degli aspetti che caratterizza il declino del nostro Paese. Il motivo per cui siamo così indietro è culturale: “in fondo tu sei moglie e madre”. Questo il destino della donna, questa la credenza ben radicata nella nostra cultura. Per quanto le leggi possano concedere nuovi passi in avanti verso una parità di genere finché questa convinzione non verrà sradicata ci sarà sempre quel soffitto a separaci dagli uomini.

Secondo Pamela Villoresi, attrice e direttrice del Teatro Massimo di Palermo questo atteggiamento l’ha penalizzata molto durante la sua carriera. “E’ vero”, afferma, “che la tenacia mi ha ripagata ma quanto lavoro mi è stato tolto?”. La Villoresi fa particolare riferimento alle donne giudicate più per il loro aspetto esteriore che per le reali competenze, infatti, soprattutto nel suo ambito è più facile premiare la bellezza che la capacità. E’ da notare anche come, quando si tratta di incarichi con guadagni sensibili e cariche politiche, le donne scompaiano. “Pensate quanti teatri ci sono in Italia. Nella storia della repubblica io sono la sesta donna a dirigere un teatro nazionale”. Sottolinea inoltre come le donne anche nei ruoli dirigenziali svolgano il loro lavoro non come esercizio di potere ma come un servizio che viene offerto alla comunità.

Di diversa opinione è invece Antonia Klugmann chef stellata e imprenditrice, sostiene che le cucine siano luoghi di libertà ed espressione di sé, “in quanto chef che tu sia uomo o donna ciò che ti interessa è svolgere bene il tuo lavoro, l’offrire un servizio viene in secondo piano”. Uno chef è concentrato sulla qualità del proprio lavoro, non sul cliente. C’è di base un’erronea convinzione che alla donna piaccia cucinare e che debba essere al servizio della famiglia. “La cucina per una donna è un piacere solo se non è un obbligo, solo se è fonte di felicità, ciò che svantaggia le donne è che a noi è stata concessa tardi la possibilità di decidere cosa fare della nostra vita”.

Per Chiara Pastorino, responsabile per il gruppo Intesa Sanpaolo del settore Diversity&Inclusion, lo stereotipo secondo cui le donne debbano avere un impegno prioritario verso la famiglia è uno dei principali vincoli alla crescita delle stesse in azienda. Fortunatamente oggi le imprese iniziano ad offrire molti strumenti di conciliazione, sia per le madri che per i padri, tra famiglia e lavoro, come ad esempio la possibilità di lavorare da casa. Inoltre è importante riconoscere che essere lavoratrice e madre è un’opportunità perché consente di sviluppare delle competenze utili come la gestione della complessità e la pianificazione.

Ilaria Capua virologa, scienziata e ex parlamentare sostiene che la frase “tu sei moglie e madre” è mal interpretata perché “le donne hanno il potere di perpetuare la vita umana ed essere madre è dunque un vantaggio” e aggiunge che con gli sviluppi della scienza sarebbero in grado di farlo anche senza la collaborazione degli uomini. Ciò che è fondamentale è imparare a riconoscere questo ruolo indispensabile. Inoltre, aggiunge, che non permettere alle donne di accedere a ruoli dirigenziali sia un tremendo autogol, poiché dal momento in cui lo Stato investe nella loro formazione è giusto che dia loro la possibilità di esprimere il massimo potenziale anche per il benessere della società.

Riuscire a colmare questo divario sembra un obiettivo lontano ma ascoltare la voce di donne che ce l’hanno fatta è di grande incoraggiamento. Un giorno arriveremo a non sorprenderci più se, come ha affermato Agnese Pini in apertura, una donna ricoprirà una posizione di rilievo. Intanto ciò che conta è continuare a camminare su questa strada.

La scuola di Linguaggi Fenysia
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