In occasione dell’Eredità delle Donne, al Teatro della Pergola di Firenze, Geppi Cucciari, comica e attrice, ha condotto un dialogo informale e sincero con la premiata scrittrice canadese Miriam Toews, vincitrice tra gli altri del Premio Sinbad ricevuto proprio in Italia nel 2015 per il suo libro I miei piccoli dispiaceri (Marcos y Marcos).
Durante l’ora di dialogo, l’esplosiva comica cagliaritana ha da subito rotto il ghiaccio con l’autrice e con il pubblico. Sebbene si siano trattati temi estremamente drammatici come la violenza sulle donne, il suicidio e la depressione, la simpatia e la naturalezza di Geppi Cucciari uniti alla pacatezza e alla spontaneità della scrittrice canadese, hanno reso l’evento leggero e appassionante, unendo momenti di ilarità ad altri di riflessione.
Miriam Toews infatti non scrive libri dai temi semplici: per le vicende che narra e per i personaggi che descrive attinge molto dalla sua storia personale, che oltre ad essere singolare è stata caratterizzata da eventi particolarmente dolorosi.
Toews nasce nel 1964 vicino a Winnipeg, in Canada, in una famiglia mennonita. I mennoniti sono una comunità chiusa e legata alle origini della cristianità, che contrasta fortemente i lussi e gli agi della vita moderna. “Non avevamo la musica, l’elettricità”, ricorda, per Geppi Cucciari “in confronto le suore salesiane sono i Kiss”, dichiara scatenando una risata generale e stemperando l’atmosfera.
L’autrice racconta che fu la sorella più grande, Marjorie, che uscì per prima dalla comunità, a portarle i primi dischi e libri “da fuori”, facendole decidere di abbandonare ciò che conosceva per andare a scoprire il mondo a soli 18 anni. La sorella, a cui Toews era molto legata, si è suicidata dopo una lunga depressione e aver “provato a combattere per 40 anni” nel 2010, circa 12 anni dopo il suicidio di un altro membro della famiglia: il padre. È proprio al padre che Miriam si è ispirata per tratteggiare il personaggio di August, il testimone dei racconti di otto donne mennonite di una comunità boliviana, protagoniste nel suo ultimo libro Donne che parlano (Marcos y Marcos).
Nel romanzo, le vittime hanno 48 ore, nascoste in un fienile, per far redigere ad August un resoconto scritto delle violenze subite (le donne erano analfabete). Una storia vera, che secondo l’autrice “l’ha scelta”, e non il contrario, raccontata da chi conosce bene il mondo dei mennoniti perché l’ha vissuto in prima persona, e che può far riflettere anche sui ruoli imposti dalla società: è l’uomo in Donne che parlano che scrive, che fa il “segretario”, mentre le donne sono quelle che hanno qualcosa di importante da dire, non il contrario. Una riaffermazione di una posizione che per tante donne mennonite non è scontata: “le donne dovevano essere sottomesse”, racconta la scrittrice ricordando la sua infanzia.
A dispetto di questi racconti e del fatto di essere scappata però, Toews dichiara di non avere un brutto ricordo del periodo in cui era bambina. Nonostante le limitazioni imposte dalla comunità, afferma di aver avuto una bella infanzia, e soprattutto di non aver ereditato “il gene della depressione” dalla sua famiglia, ma anzi, di ricordare suo padre e sua sorella come “le persone più divertenti che abbia mai conosciuto”. Di nuovo, tragedia e commedia si intrecciano, come i capelli delle ragazze sulla copertina del suo ultimo libro: sono due facce della stessa medaglia, le due facce della vita stessa.
La scuola di Linguaggi Fenysia
si trova a Firenze in via de’ Pucci, 4