Come entri al Combat Lab di Firenze, in sottofondo c’è una musica fatta di pugni, di colpi che si abbattono senza sosta sui sacchi, e tu ti fermi, togli le scarpe come in una moschea e con lo stesso religioso rispetto entri. Per terra non ci sono tappeti persiani, ma un unico tappetone fatto di quadrati gialli e azzurri. Lo spazio è modesto, l’aria è viziata, eppure la sensazione è quella di entrare in un piccolo tempio.
Ad accoglierti è una scritta che recita: “Alleniamo i nostri corpi per rendere più forti le nostre menti e rafforziamo le nostre menti per rendere più grandi i nostri cuori”.
La parete accanto è di specchi e lì – nel riflesso abbacinante di una mattina di settembre – vedi Gloria Peritore, altrimenti nota come “The shadow”, l’ombra. Il nome le fu dato da Carlo Di Blasi, promoter del prestigioso Bellator Italia, durante l’incontro leggendario a St. Louis in America, quando l’atleta siciliana strappò una vittoria inaspettata all’olandese Denise Kielholtz. Conosciuta come Miss Dynamite, la Kielholtz non veniva battuta da 42 incontri.
Gloria intanto si è spostata al centro del ring e il coach Paolo Morelli batte il tempo. La sua voce è ferma, lo sguardo severo e non perde di vista i suoi sette allievi. Quattro le donne, tre gli uomini. Manca poco alla fine del circuito, gli allievi stendono i muscoli accompagnati da Beethoven e tutta la tensione si scioglie in un applauso.
È qui che dieci anni fa entrava Gloria Peritore per incontrare il maestro che solo sei anni dopo l’avrebbe portata a disputare il titolo mondiale di kickboxing. Alle spalle si lasciava la Sicilia, una storia burrascosa con un fidanzato geloso e dieci anni di pallamano, di cui 4 in serie A. Aveva 21 anni e il desiderio di cimentarsi in una disciplina nuova e individuale, che mettesse alla prova i suoi limiti, il suo carattere timido e un po’ succube.
Come si mise al sacco, Paolo Morelli vide in lei la campionessa che è oggi.
Al primo mini-torneo della palestra, Gloria si rivelò una furia, sbaragliando gli avversari a suon di pugni e calci che le costarono persino una squalifica. Quello fu l’inizio di un tortuoso percorso di crescita costellato di medaglie, ma anche di momenti bui, dove alle vittorie si aggiungevano le crisi di panico e l’ansia.
Nel 2011 vinceva il campionato italiano light-contact e si preparava al passaggio ai combattimenti full-contact, dove i colpi sono a contatto pieno e si può vincere – quindi anche perdere – per KO tecnico, ossia stesi al tappeto con un colpo decisivo.
Il primo match a contatto pieno fu a Milano.Gloria riceve un dritto potente, si spaventa e chiede al coach Paolo Morelli di gettare la spugna. “In questo sport ci si fa male, Gloria. O si vince, o si perde. Sta a te decidere se fare sul serio”, così le dice Paolo una volta scesa dal ring. L’incontro successivo fu a San Marino. Gloria si preparava ad affrontare un’avversaria difficile, una pugile agguerrita, dieci chili più di lei. “Non fermare il match, qualsiasi cosa io ti chieda”, dice al coach prima di salire sul ring. A metà del secondo tempo,The Shadow è stanca e in svantaggio, c’è un istante di incertezza negli sguardi che si scambiano Gloria e il suo maestro, ma lui non si muove, Gloria si rialza e finisce l’incontro. “Quel giorno persi e presi pure delle botte epiche, ma in me scattò qualcosa. Avevo scavallato la mia paura. Dal match di San Marino per un anno e più non ho perso un singolo incontro”.
Al Combat Lab di Firenze la prima parte dell’allenamento è finita, l’atmosfera è leggerissima. I ragazzi accennano qualche movimento di danza, mentre si infilano i guantoni da box; Gloria si prepara ad entrare nella gabbia con Giada, giovane promessa della kickboxing, ex-ginnasta e – chissà – papabile erede della Peritore. Oggi si allenano per le MMA, Arti Marziali Miste, che prevedono sia l’utilizzo di tecniche dalla boxe, dalla kick e dalla muay thai, sia la lotta libera. Le tecniche vengono ripetute più e più volte. Gloria e Giada sono una di fronte all’altra, lottano, ridono, si abbracciano. Inizia il momento della lotta vera. Lo sguardo dolce di Gloria si indurisce, ogni colpo ha in sé una tensione costantemente trattenuta, lo scontro assomiglia a un abbraccio troppo serrato; e per un attimo anche intorno a me tutto svanisce.
“Negli sport di combattimento la resistenza è prima di tutto mentale. È una disciplina che cambia il tuo modo di essere, che ti aiuta ad allontanare i fantasmi, a sentirti forte e coraggiosa. È questo quello che cerco di trasmettere alle donne che incontro a Donne in guardia”, mi risponde Gloria quando le chiedo del suo impegno nella lotta contro la violenza sulle donne.
È mezzogiorno quando esco dal Combat Lab di Firenze, mi avvio alla stazione dei pullman e la mia immaginazione corre al 10 dicembre 2016, quando al Mandela Forum di Firenze Gloria si prepara a disputare il titolo mondiale.
Mancano pochi secondi all’inizio del match, la mamma di Gloria scende di corsa dagli spalti e, da tradizione, stampa un bacio di quel suo rossetto preferito sulle fasce che stringono le nocche di Gloria. “The shadow” sale sul ring, sola e fiera come un’amazzone, il tifo rimbomba dentro il forum, ma intorno a lei non esiste più nulla. Davanti a sé solo una figura, la rivale da mettere KO.
PH. CREDIT AGNESE ALOISIO
Gloria Peritore è originaria di Licata in Sicilia, ma da diversi anni vive a Firenze dove si allena al Kickboxing Club Firenze con il maestro Paolo Morelli. Negli ultimi 4 anni ha disputato diversi combattimenti a livello internazionale partecipando a galà di livello mondiale come Bellator ed Oktagon, due delle organizzazioni più importanti al mondo per la Kickboxing e le Mma.
La scuola di Linguaggi Fenysia
si trova a Firenze in via de’Pucci, 4