I diritti delle donne tra violenza e mercificazione

di Alessandro Vitali per Fenysia Live

Mercificazione del corpo femminile, violenza e recupero psicologico: questi i temi affrontati al Teatro della Pergola di Firenze durante l’evento “I diritti delle donne sono i diritti di tutti”. Condotto dalla giornalista Francesca Caferri, l’incontro ha visto la partecipazione di attiviste internazionali, chiamate a disquisire su un argomento tanto delicato quanto complesso: la discriminazione di genere e lo sfruttamento delle donne nelle diverse aree continentali.

Tra gli ospiti, Marta Dillon – argentina, fondatrice dell’associazione Hijos e del movimento Ni una menos –, Carlotta Sami – direttore della comunicazione e portavoce per il Sud Europa dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) – e Lina Ben Mhenni, giovane tunisina candidata al Nobel per la Pace nel 2011 a seguito delle sue denunce contro la corruzione nel suo paese. Insieme a loro anche Adalaide Corbetta, presidente del The Circle Italia Onlus, per affrontare coralmente il problema della disparità di genere, degli abusi fisici e delle violenze subite da intere generazioni di donne tra Europa, Africa, Medio Oriente e sud America.
Il tutto condito da una serie d’interventi e di riflessioni personali sul sistema che ha permesso la perpetuazione di quest’orribile capitolo umano: il patriarcato, inteso come un vero e proprio sistema economico, politico, sociale e culturale, dimostra ancora oggi di avere robuste radici, difficili da estirpare, che continuano a generare squilibri e oppressioni.
In questo senso, occorre una sterzata che ci consenta di deviare dalla strada che, nel corso dei millenni, abbiamo imboccato con una certa ostinazione. Abbattere il sistema patriarcale, per com’è inteso oggi, significa promuovere – secondo Dillon – nuove strutture sociali che avrebbero ripercussioni positive sull’economia, incentivando la fiducia, la cooperazione, e l’uguaglianza delle lavoratrici e dei lavoratori.

Carlotta Sami ha colto il punto della questione quando ha spiegato le atrocità subite dalle donne nell’ambito dei fenomeni migratori odierni. Raccontando aneddoti e fatti legati alla sua esperienza sul campo, Sami ha toccato il problema delle mutilazioni genitali femminili, della promiscuità in cui versano uomini e donne sulle imbarcazioni che attraversano il Mediterraneo, e dei casi di violenza sessuale ai quali troppe istituzioni rispondono con il silenzio. A tal proposito, Lina Ben Mhenni – che, per inciso, è stata fra le prime donne a raccontare la Primavera Araba attraverso il suo blog “Una ragazza tunisina” – ha fatto una serie di esempi concreti che concernono le modalità con cui le istituzioni e i poteri  trattano il dramma della violenza sulle donne. Molti, troppi, sono stati i casi in cui le stazioni di polizia tunisine, in questo caso, hanno replicato con indifferenza alle denunce di stupro fatte dalle più coraggiose.

Inoltre, bisogna considerare la posizione in cui si trovano molte donne emigrate, che giungono in Italia o in altri paesi: tra chi ha sulle proprie spalle esperienze di violenza subite da scafisti senza scrupoli – il più delle volte uomini –, e chi è incinta o è stata strappata dall’affetto dei propri cari, ci sono quei casi sottovalutati in cui molte donne sono del tutto ignare delle possibilità di aiuto, di soccorso medico e di supporto psicologico, offerte dalle strutture assistenziali dei paesi di accoglienza. Forse, il passo più grande andrebbe fatto proprio in questa direzione: informare le donne degli aiuti messi a disposizione, in modo che possano beneficiare di un’assistenza sanitaria a tutto campo, e che consenta loro di superare i traumi e gli orrori vissuti.

La scuola di Linguaggi Fenysia
si trova a Firenze in via de’ Pucci, 4