In occasione dell’Eredità delle Donne al Teatro della Pergola di Firenze Marta Dillon è stata ospite del dibattito “I diritti delle donne sono diritti di tutti”, in compagnia di altre attiviste italiane per presentare e testimoniare attraverso le loro attività associative il disagio e le problematiche legate alla questione di genere.
L’incontro moderato da Francesca Caferri, giornalista di Repubblica, ha visto tra le presenti Carlotta Sami, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), la tunisina Lina Ben Mhenni che ha raccontato col suo blog “Una ragazza tunisina” la Primavera Araba e Adelaide Corbetta, presidente The Circle Italia Onlus.
Marta Dillon, argentina e figlia dell’avvocato Marta Taboada ha vissuto l’esilio dall’età di otto anni dopo l’arresto della madre perché ritenuta complice e sostenitrice di attività sovversive al tempo del regime peronista. L’avvocato Taboada, madre di Marta, in attesa di due gemelle che tra l’altro perse a seguito delle torture subite, fu segregata nel carcere clandestino di El Vesuvio. Fu successivamente giustiziata in strada nel 1997, insieme ad altri detenuti come testimonia l’Open letter, l’ultimo scritto del giornalista dissidente Rodolfo Walsh redatto poche ore prima che fosse ucciso. I loro corpi tutti sepolti in una fossa comune a Ciudadela.
È possibile conoscere la perseveranza dell’attivismo di Marta Dillon, del quale vi è facile comprenderne i motivi, anche attraverso gli articoli che pubblica su Página12 il quotidiano di Buenos Aires e il supplemento Las12 che dirige in prima persona.
Da sempre legata alla sua terra natìa e autrice di libri come ‘Madres e hijas’ (2003) e ‘Aparecida’(2015), la sua attività di militante è condotta a favore dei diritti umani coniugandola a quelli sindacali. Difatti, in un articolo dal titolo Las cosas de la vida, pubblicato nel 2013 su Pagina12, ricorda con una prosa molto poetica l’importanza degli oggetti che accompagnano il nostro quotidiano non solo perché testimonianza delle nostre abitudini e radici ma in quanto simboli del lavoro sottopagato di donne e bambini.
Tra gli oggetti che portò con sé al momento della fuga, quando la sua famiglia fu vittima di violazione dei diritti umani ricorda una radio Noblex 7 Mares, la pentola a pressione Marmicoc, il Magiclick (la plafoniera).
Attualmente il suo impegno è per ‘Ni una menos’ collettivo e associazione da lei fondata in Argentina che da quattro anni a questa parte è riuscita a conquistarsi uno spazio nel contesto transnazionale promuovendo le lotte per i diritti del mondo LGBT e per la libertà di aborto.
“Il patriarcato è un fenomeno che ha origini nel colonialismo – ha spiegato questa mattina alla Pergola Marta Dillon – in America Latina la stessa introduzione di una legge che permetti la pratica dell’aborto per le maternità forzate ne è una conseguenza. Anzi le donne possono essere arrestate per aver abortito.”
“Altra questione è anche quella del femminicidio – ha aggiunto Dillon – un trans, un omossessuale ed una donna ma in particolare capita per trans e prostitute non sempre quotidianamente sono accettate dagli organi istituzionali le loro denunce per i soprusi subiti. La mia, la nostra di chi aderisce al mio movimento che dal 2015, anno in cui è nato, è seguito in diverse nazioni, e la vostra lotta deve rivolgersi anche a quelle donne che sono costrette per sopravvivere a condurre lavori umili e dal punto di vista lavorativo non sono difese da nessuno.”
Infine l’ulteriore tematica affrontata che riguarda sempre le donne e il loro sfruttamento è anche legata al problema climatico. Secondo la Dillon bisogna rendersi conto che il mondo è di tutti e continuare a combattere per i diritti di universalità finché non si trovi un modo affinché non sia permesso alle multinazionali in accordo con le diverse dittature di depredare interi popoli privandoli delle loro risorse attraverso le attività estrattive.
La scuola di Linguaggi Fenysia
si trova a Firenze in via de’ Pucci, 4