All’ombra della scienza: le donne escluse dai Nobel e dalla memoria della società

di Alessandro Vitali per Fenysia Live

Valorizzare il contributo apportato dal genere femminile ai progressi della scienza moderna, troppo spesso oscurato da un dominio tutto maschile delle scene e dei palchi internazionali. È stato questo il tema al centro dell’incontro “Scienziate da Nobel”, che al Teatro della Pergola di Firenze ha messo a confronto quattro donne illustri.
Condotte dall’eclettica e irriverente Gabriella Greison, l’astronoma e astrofisica Sandra Savaglio, la ricercatrice Elisabetta Baracchini e la genetista Nicole Soranzo hanno affrontato apertamente il problema del “sovranismo” di genere, ricordando proprio quelle scienziate – tra cui Emmy Noether, Rosalind Franklin e Mileva Maric, solo per citarne alcune – che, proprio in quanto donne, sono state dimenticate dalla storia a causa di un pregiudizio di genere che, ancora oggi, sembra pervadere la nostra società a beneficio del solo genere maschile.

A lanciare l’evento, ci ha pensato Letizia Scacchi, architetto romano dai toni caustici e umoristici, con un pezzo esilarante tratto da “La Scienza Coatta”, libro di cui lei stessa è co-autrice. A seguire, gli interventi di Sandra Savaglio e della ricercatrice Elisabetta Baracchini hanno portato esempi di vita professionale, tra quotidiana svalutazione del lavoro femminile e molteplicità dei ruoli in cui le donne, per convenzione morale, non riescono a emergere.

Il dibattito è ruotato attorno a quelle differenze di genere che fanno sì che uomini e donne si sentano più o meno legittimati a parlare e a essere ascoltati: là dove l’uomo in campo professionale dimostra sempre una certa autorevolezza nel proprio modo di parlare, connaturata nel suo essere “uomo”, la donna deve spesso rimboccarsi le maniche e raddoppiare i suoi sforzi per auto-legittimarsi, e spesso ciò non è nemmeno sufficiente a concederle la grazia dei riflettori. L’impressione è che non importa quanto grande sia il contributo che si fornisce alla propria società: in un modo o nell’altro, l’ombra del sistema patriarcale tenterà sempre di sottomettere la donna a quelle leggi implicite che la vogliono su un piedistallo inferiore, relegata anonimamente negli uffici e nei dimenticatoi anche quando meriterebbero altrimenti.

Ma, almeno in questo senso, i segnali che provengono dal mondo del lavoro sembrano annunciare un cambio di rotta che lascia ben sperare: la voce delle donne romba sempre più forte, sicura delle proprie potenzialità di vita, decisa più che mai a ristabilire quegli equilibri di potere dai quali esse paiono eternamente escluse, tentando di sensibilizzare e di scuotere una società che non intende uscire troppo dai propri binari conservatori. E gli uomini? Gli uomini stanno a guardare, divisi tra chi, per buon senso di giustizia, sostiene l’onda femminile e chi, compiacendosi delle proprie posizioni sessiste di comodo, giustifica il patriarcato con una nota di nostalgia verso una società che non c’è più.