La sostenibilità ha un volto di donna

di Mara Temperelli per Fenysia Live

Il cambiamento climatico è una dei temi caldi di questo periodo. Al vertice delle Nazioni Unite sul clima, la giovane attivista Greta Thunberg ha pronunciato un discorso destinato a diventare iconico: “Siamo all’inizio di un’estinzione di massa. E tutto ciò di cui parlate sono i soldi? Come osate?“.
Il video del discorso dell’attivista svedese ha aperto il panel “Saranno le donne a ripulire il pianeta?” al Salottino del Teatro della Pergola per il festival L’Eredità delle Donne.

A parlare di emergenza climatica con Livia Firth, co-fondatrice e direttore creativo di Eco-Age – agenzia che supporta i brand internazionali nel loro percorso verso l’ecosostenibilità – sono Marina Baldi, climatologa del CNR, Donatella Bianchi, presidente WWF Italia, Antonella Centra, EVP General e Counsel Corporate Affairs & Sustainability di Gucci e Rosalba Giugni, presidente Marevivo. Negli ultimi 150 anni il tema del cambiamento climatico è stato affidato principalmente agli uomini. Secondo le statistiche, però, sono le donne – il 75%- ad avere a cuore questa materia. Il problema sta nel fornire loro gli strumenti adeguati per conoscere e attuare politiche di risoluzione al cambiamento climatico. Quest’ultimo infatti ha un impatto maggiore nei paesi in via di sviluppo.

I cambiamenti climatici esistono e sono dovuti in gran parte all’attività umana. Uno dei settori maggiormente coinvolti è quello dell’agricultura“, afferma Marina Baldi, “Abbiamo dato il via a progetti nell’Africa Subsahariana e Occidentale, dove troviamo il periodo delle piogge. Se il periodo viene a mancare sorbo e riso non ci sono più“. Sono le donne che risentono di più dei periodi di siccità, poiché rappresentano quasi l’80% della forza lavoro nel settore primario. Il CNR si propone di lavorare con le istituzioni locali, generalmente comandate da uomini, per cercare di renderle accessibili anche alle donne. “Insegnare alle donne cosa sono i cambiamenti climatici è il primo passo per farle comprendere cosa sta succedendo e dare loro strumenti per fronteggiare le problematiche legate al clima”.

Rosalba Giugni ha dedicato la sua vita al volontariato in vari ambiti sociali, coniugando la sua grande passione per il mare con l’impegno nel promuovere campagne che ne tutelino l’ecosistema.  “Noi abbiamo l’ istinto di sopravvivenza della specie. Quando 30 anni fa cominciai a ripulire le spiagge dalla plastica mi affibbiarono il soprannome di “casalinga del mare”. Ma cosa potevo fare se non cominciare a pulire?”, racconta. “Come ha scritto Erri de Luca, l’immensità del mare è sorella maggiore del grembo materno. Dobbiamo aiutare madre mare a sopravvivere. Abbiamo in mano la facoltà di cambiare le cose“.

Attualmente è impegnata in una campagna contro le microfibre, che finiscono in mare dopo ogni lavaggio in lavatrice. “I nostri indumenti sono fatti con fibre non naturali, che vengono espulse dal tessuto e vengono mangiate dai pesci“, prosegue Giugni, “Basterebbe seguire dei piccoli accorgimenti tutti i giorni, come scegliere dei tessuti naturali e lavare gli indumenti a temperature basse, per contribuire anche noi nel nostro piccolo a salvare il pianeta“.

Anche il fast fashion, la moda “usa e getta”, contribuisce notevolmente all’inquinamento.
Le aziende sono le maggiori responsabili del cambiamento climatico, l’industria della moda è una delle più impattanti al mondo“, dice Antonella Centra, “Gucci, però, è un’azienda illuminata. Ha lanciato il carbon neutral: compenserà annualmente tutte le emissioni di gas serra generate dalle proprie attività, continuando a monitorare con trasparenza l’impatto ambientale attraverso il proprio conto annuale“.

Sono quindi le donne che hanno in mano la facoltà di far cambiare le cose anche e soprattutto attraverso le piccole scelte di ogni giorno, decidendo di comprare frutta e verdura a chilometro zero, cercando di utilizzare meno plastica possibile e ponendosi come piccoli leader all’interno della propria comunità, che sia un gruppo di amiche, la famiglia, o il luogo di lavoro.

 

 

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